“Una città museo poco dinamica”

Intervista del Dr. Luca Baldin, Fondazione Mazzotti, al Gazzettino di Treviso.
22 maggio 2011 

Sapere evidenziare i punti di forza di un territorio. Cogliere un profilo equilibrato tra tutela, conservazione ed impatto economico. E riflettere sul senso dei luoghi. Luca Baldin dirige la Fondazione Giuseppe Mazzotti e propone la sua visione di una cultura trevigiana. Che, inevitabilmente, passa attraverso la conservazione del patrimonio unita ad logico impatto estetico sul territorio. Temi cari allora a Bepi Mazzotti, di cui l’espressione più alta fu la battaglia per la tutela delle ville venete

«Il nostro lavoro – conferma Baldin – è poco visibile a livello quotidiano. Tuttavia noi ci occupiamo di incidere su processi molto più ampi». Quali, per esempio, la formazione del personale museale del Veneto o l’impatto green del passante di Mestre. O il grande ecomuseo sulla Grande Guerra, operativo nel 2015 integrerà in rete tutti i materiali, i luoghi e i monumenti in percorsi storici coerenti ed informati.

Treviso è davvero una città in forma di museo, come affermava Eugenio Manzato?
«E’ un potenziale museo diffuso. L’ampiezza del centro storico e il patrimonio renderebbero probabile questa ipotesi. Tuttavia non c’è una grande dinamicità museale».

Si è sentito ripetere che in effetti il museo di Santa Caterina si riempie solo quando Asolomusica organizza Musei d’Estate.
«Il polo museale di Santa Caterina, alla cui progettazione abbiamo partecipato in fase iniziale dovrebbe essere investito da nuova energia progettuale».

E cosa pensa del declino della “formula grandi mostre”?
«Le grandi mostre sono un’operazione che richiede investimenti elevatissimi e non lascia molto sul territorio. Una formula anche, passata la novità, destinata ad esaurimento. Concordo con chi ha affermato che le grandi mostre hanno poi prodotto una desertificazione. Trovo molto più interessanti operazioni come le mostre su Giorgione e Cima perchè vanno ad incidere sul territorio e non sono percorsi pretestuosi».

Marco Goldin?
«Brillantissimo e un po’ spregiudicato. Originale e geniale nella comunicazione, davvero poco ortodosso sotto il profilo scientifico».

A proposito di sostenibilità architettonica, cosa pensa dell’Appiani?
«Una struttura di grande interesse architettonico, decisamente sovradimensionata per Treviso. E poi c’è il grande problema dello svuotamento del centro. Il centro storico a Treviso sta perdendo la sua funzione di cuore amministrativo della città. Vogliamo davvero un centro storico di sole vetrine e locali?»

Avete rapporti con la Fondazione Benetton?
«Collaboriamo con grande cordialità. Il loro impatto è più speculativo ed internazionale, noi siamo operativi ed incidiamo direttamente sul territorio regionale».

Giancarlo Saran, assessore alla cultura di Castelfranco, è diventato il nuovo Presidente della Fondazione Mazzotti. Cosa state pianificando per la città?
«Bisogna rendere Giorgione un brand e definire la questione villa Bolasco».

Oggi la Fondazione Mazzotti, sostenuta da Provincia di Treviso, Regione e Comune, ha cambiato pelle aprendo a sostenitori privati.
«Sono le idee che attirano i fondi, l’originalità e la serietà dell’impatto» conclude Baldin mentre si appresta a chiudere la sfida affascinante dell’ecomuseo, che coinvolgerà le province di Treviso, Belluno, Venezia e Vicenza in un grandioso e appassionante percorso regionale sulle vicende belliche del ’15-’18.

 

Dr. Luca Baldin.
Drettore Fondazione Mazzotti